domenica 15 settembre 2013

Artrite reumatoide: i consigli dell’esperto per curarla, diagnosticarla e conviverci


L’artrite reumatoide ha un forte impatto sulla vita dei pazienti: entro i primi due anni il 10% sviluppa un’invalidità grave, dopo 10 anni meno del 50% mantiene un’attività lavorativa o svolge le normali attività quotidiane. I principali ostacoli che caratterizzano la vita dei pazienti milanesi, come rivela un sondaggio realizzato tra i pazienti dell’Ospedale Niguarda di Milano, sono legati all’utilizzo dei mezzi pubblici: oltre 1 su 4 non riesce a prendere metro e tram. Le altre difficoltà riguardano la cura della persona (per esempio, farsi la doccia in autonomia) e la vita in casa (come fare il bucato o cucinare). Perché la malattia non si limita a colpire le articolazioni, ma coinvolge altre strutture quali la cute, i nervi periferici, il cuore, l’apparato respiratorio ed è gravata dallo sviluppo di aterosclerosi accelerata e dal conseguente aumento della morbilità e mortalità cardiovascolare. Troppo spesso confusa con l’artrosi o altre malattie reumatiche, se insorta più in là con gli anni interpretata erroneamente come "un acciacco della vecchiaia", si può fare molto per conoscerla. Se ne è parlato nell’incontro "Il Paziente al Centro", che ha visto la preziosa testimonianza di alcuni pazienti e il contributo degli esperti dell’Ospedale Niguarda di Milano. "L’obiettivo - ha spiegato il dottor Oscar Epis, direttore del Centro di Reumatologia del Niguarda - è una maggiore consapevolezza dei cittadini che permette di guadagnare tempo prezioso: la diagnosi e il trattamento precoce dell’artrite reumatoide sono condizioni essenziali per l’andamento della malattia, mentre un ritardo di pochi mesi nell’inizio del trattamento rischia di avere pesanti ripercussioni sulla qualità di vita".

È possibile tracciare un "identikit" delle persone più predisposte a sviluppare l’artrite reumatoide?
"Non è possibile tracciare un vero e proprio profilo. Tuttavia, valutando e analizzando l’incidenza della malattia così come i dati epidiemologici, si può notare come la malattia prediliga il sesso femminile e, in particolare, le donne intorno ai 40-50 anni. Detto questo, è importante sottolineare come l’artrite reumatoide possa colpire a qualsiasi età: i bambini così come le persone anziane”.

Quali sono i "sintomi" che fanno scattare l’allarme nel reumatologo?
"È importante identificare immediatamente il paziente una volta che compare la malattia. Ci aiutano le cosiddette tre "red flags" o "bandierine rosse":
1. La tumefazione delle articolazioni e in particolare delle piccole articolazioni delle mani e dei piedi.
2. Un altro sintomo particolarmente importante è quello della rigidità mattutina, che vuol dire avere difficoltà, non appena svegli, a compiere piccoli gesti come allacciarsi le scarpe, aprire un rubinetto o stringere la moka del caffè.
3. Quando questa rigidità mattutina è superiore ai 30 minuti (una rigidità di 5-10 minuti compare in altre patologie come l’artrosi) si può pensare a una malattia infiammatoria di tipo reumatologico.

È importante riconoscere subito questi disturbi perché, diagnosticando precocemente l’artrite reumatoide e intervenendo velocemente, si riducono la comparsa di erosioni, la disabilità e quindi l’aumento della mortalità. Diagnosi e terapia precoci riducono anche il rischio di avere una patologia particolarmente grave".

Esistono degli esercizi fisici o delle manipolazioni indicate?
"No, quando la malattia è particolarmente attiva il paziente è già sofferente, quindi non si consiglia un’attività fisica. Quando la malattia è sotto controllo, soprattutto se non ci sono state delle alterazioni macroscopiche a livello articolare, un paziente può tendenzialmente svolgere una vita normale che può prevedere anche l’attività fisica. Tra i miei pazienti, per esempio, ho anche calciatori che sono in cura con terapie per l’artrite e giocano ad altissimo livello. L’importante è che la malattia sia sotto controllo e sia trattata precocemente e adeguatamente".   

Quali sono gli ostacoli quotidiani più frequenti che i pazienti devono affrontare?
"Dipende da dove si vive. In grandi città come Milano, Roma, Napoli sicuramente gli ostacoli sono prendere la metropolitana oppure rimanere in bilico sul tram, perché si ha dolore alle mani e non si riesce a tenersi bene. Poi ci sono difficoltà quotidiane generali, come guidare la macchina o semplicemente abbottonarsi un bottone, vestirsi o fare la doccia".  

Cosa si può fare per migliorare la qualità di vita dei pazienti?
"È fondamentale che il paziente venga identificato precocemente: più la diagnosi è precoce, più il trattamento è precoce, più la malattia modifica il suo corso e la vita del paziente migliora. C’è quindi la necessità di fare informazione sull’opinione pubblica, perché non tutti i dolori sono dovuti all’invecchiamento o al tempo".

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